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Kim Dotcom, il fondatore di Megaupload, riceve 750 mila dollari dalla corte!

risarcimento kim dotcom

Nonostante le cose si fossero messe nella maniera peggiore, sembra che il fondatore di Megaupload stia avendo una rivincita sui suoi accusatori: Kim Dotcom non si arrende…la corte ha concordato la riappropriazione di beni appartenenti all’ accusato per un valore complessivo di circa 750 mila dollari.

Tra macchine e circa 300 mila dollari sul conto bancario, Dotcom è riuscito più volte a ribaltare la sua situazione giudiziaria: l’ estradizione (continua…)

Ancora novità sull’ attacco al PlayStation Network

Dopo l’ accuse ufficiali della Sony nei confronti del noto gruppo di hacker Anonymous, sta prendendo piede nel web una nuova teoria che, in un certo senso, spiegherebbe il perchè di effetti e conseguenze così gravi,

Si dice infatti che PlayStation Network sia stato attaccato da ex dipendenti Sony, dai membri della compagnia che non hanno affatto digerito il licenziamento di qualche tempo fa.

Questa ipotesi, come ho già detto, risulta plausibile, visti soprattutto gli effetti: si è trattato di un attacco così mirato e preciso da far pensare a qualcuno che conosce bene il mondo della Sony.

Per il momento sono solo voci: la denuncia ufficiale della Sony è nei confronti di Anonymous: durante le operazione necessarie per il riattivare definitivamente il servizio PlayStation Network, pare sia stato trovato un file contenente la frase: “Noi sono Legione”, noto motto del gruppo hacker in questione.

Resta comunque ancora da chiarire la situazione, mentre per gli utenti si prospetta un periodo di intensi risarcimenti, come giusto che sia.

Questione PlayStation Network: donna chiede 1 miliardo di dollari come risarcimento

Sony si ritrova anche a dover affrontare non solo i problemi con il PlayStation Network, ma anche le reazione degli utenti: in particolare, stanno nascendo le prime questioni giudiziarie.

Dopo un primo risarcimento di danni chiesto nei giorni scorsi per l’intrusione di malintenzionati nei server del PSN, ecco oggi arrivare la notizia di una nuova causa legale da un miliardo di dollari!

Questa è infatti la cifra che tale Natasha Maksimovic, cittadina canadese, ha richiesto a Sony Canada, Sony USAe Sony Japan.

E’ possibile riassumere le sue motivazioni in questa frase: “Se non ci possiamo fidare di un’enorme multinazionale come Sony per la protezione delle propri dati privati, di chi ci potremmo fidare? Pare che Sony sia più concentrata a proteggere i suoi giochi che i suoi utenti PlayStation!”

Secondo voi è troppo? La decisione della donna è giusta?

Sony e GeoHot: accordo raggiunto e fine delle battaglie legali

Dopo settimane e settimane, lo scontro giudiziario tra Sony e GeoHot, circa il jailbreak della PlayStation 3 eseguito e condiviso in rete, è finalmente arrivato ad un finale.

Nel comunicato stampa ufficiale di Sony Computer Entertainment America e di George Hotz (GeoHot) si apprende che entrambe le parti sono giunte ad un punto d’accordo in data 31 Marzo 2011. Hotz ha infatti acconsentito al processo di ingiunzione.

GeoHot dichiara: “Non volevo assolutamente causare problemi agli utenti o rendere più semplice la diffusione della pirateria. Anche io sono contento che finalmente sia tutto finito“.

Il comunicato stampa integrale è disponibile qui.

Altri problemi per GeoHot: la Sony attacca!

Secondo gli avvocati di George Hotz il processo deve tenersi nello Stato di origine del ragazzo, il New Jersey, mentre Sony vuole che si proceda nella più favorevole California.

In difesa dell’hacker, gli avvocati hanno sempre sostenuto che il loro assistito non aveva un account Playstation Network e quindi non avrebbe mai sottoscritto i termini di servizio proposti da Sony.

La casa nipponica sostiene di avere diverse prove che indicano il contrario: “Ha dichiarato che ha acquistato una di queste nuove console nel febbraio 2010 e ci ha fornito il numero di serie. SCEA l’ha usato per determinare che il 25 febbraio 2010 Hotz ha acquistato la PS3 nel GameStop a pochi passi da casa. Hotz non solo ha un account Playstation Network, ma possiede ben quattro Playstation 3“.

Sempre la Sony spiega di essere risalita al 10 marzo 2010, data nella quale Geohot avrebbe creato un account Playstation Network con il nickname “blickmanic“.

Secondo la casa nipponica l’indirizzo IP associato a questa registrazione è stato identificato a Glen Rock, nel New Jersey, dove vive Hotz. Sony sostiene inoltre che il processo in California sarebbe giustificato anche dal fatto che oltre 5 mila indirizzi IP di coloro che hanno scaricato file e strumenti pubblicati da Hotz sul Web sono riconducibili a utenti californiani.

Fonte: iClarifed

Google attacca Bing: copia i risultati della ricerca

Google ha accusato Microsoft di copiare i suoi risultati attraverso la barra di Bing presente in Internet Explorer, al fine di migliorare i propri risultati. Migliora così il ranking delle pagine ottenute nelle sue ricerche senza però incrementare e migliorare i suoi algoritmi e database. Durante una conferenza sullo spam, Matt Cutts ha dichiarato anche l’ esistenza di reali prove a dimostrazione di ciò che afferma. E’ stato infatti effettuato un vero è proprio test da parte di Google: il test consisteva nell’inserire un codice che faceva corrispondere a dei termini inesistenti una pagina web reale; questo test è stato avviato il 17 dicembre 2010 ed il 31 dicembre 2010 e i risultati di ricerca per entrambi i motori sono diventati pressoché identici.

La risposta di Microsoft: “Non è che abbiamo effettivamente copiato. Abbiamo effettivamente imparato dai clienti”.

Limewire e il risarcimento miliardario


Come vi avevo già detto, Limewire chiuderà ufficialmente i battenti nel 2011 ma i problemi non finiscono qui. I legali della RIAA “Recording Industry Association of America” potrebbero chiedere come risarcimento la cifra astronomica di 1 miliardo di Dollari durante l’udienza che si terrà a Gennaio del 2011. L’ accusa è ovviamente quella di non aver adottato i provvedimenti necessari per bloccare il fenomeno del file-sharing e di averne inoltre tratto profitto economico.
Potrebbe esserci però una svolta: il giudice Debra Freeman ha richiesto che vengano portate in aula un campione di 80 tracce, nonchè 20 album, al fine di proporre un metodo che identifichi e calcoli i reali danni arrecati all’industria musicale.

Problemi di privacy per Apple e Pandora


Una denuncia è stata depositata a San Jose (California) contro Apple, Pandora, Dictionary.com ed altri gruppi perchè con le loro pratiche avrebbero consentito il tracciamento degli utenti su iOS (iPhone, iPad). Alla base di questa denuncia vi è il numero identificativo univoco denominato UDID (Unique Device Identifier), un codice con il quale che caratterizza ogni singolo iPhone. Le applicazioni sono in grado di accedervi e quando questo codise viene trasferito a gruppi terzi, ad esempio un advertiser, si crea una sorta di cookie perenne che permette un tracking continuo e silenzioso. La colpa dovrebbe essere quindi di chi fa le applicazioni, ma le implicazioni per la Apple sono evidenti: quest’ ultima consente la diffusione di questo tipo di app, gli sviluppatori le creano e gli advertiser pagano tutti. Una fonte di guadagno niente male per l’ Apple considerando tutti i dispositivi in circolazione.