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Screenwise: Google spierà a pagamento gli utenti che lo vorranno!

Non si tratta di un’ offerta di lavoro aperta a tutti e premetto che il pagamento è davvero esiguo: Screenwise è il nome del programma che dovrebbe essere lanciato l’ anno prossimo da Google e il suo obiettivo è quello di migliorare ancora di più gli strumenti di ricerca forniti già dall’ attuale servizio.

Per fare questo, Google deve entrare nella mente dell’ utente, nella mente del navigatore…cosa c’è di meglio se non spiarlo e vdere direttamente come naviga e dove naviga? Proprio questo (continua…)

iPhone e Android sono spioni!

Ormai le famose app sono conosciute da tutti. Piccole applicazioni acquistabili per pochi euro, ma anche gratuite, che permettono di rendere più funzionale il terminale che stai usando. Le più famose le troviamo nell’ App Store e nell’ Android Market, utilizzati da milioni di utenti. L’ autorevole Wall Street Journal però ci mette sull’ attenti: l’atteggiamento di Apple e Google nella gestione delle apps e nell’interazione con i terminali non è del tutto trasparente. Infatti, sono stati trovati alcuni software spioni che sono in grado di copiare i dati personali dell’ utente per inviarli a società terze, le quali a loro volta le utilizzano per campagne pubblicitarie o per analisi statistiche. Da una prima analisi ben 101 apps spione sono state trovate: 56 forniscono il numero seriale del telefono cellulare in cui sono installate, mentre 47 trasmettono direttamente la posizione GPS. Una grave violazione della privacy che le case produttrici dovranno spiegare.

Polizia su Facebook: ci spiano?

Giovedi 28-10-2010 – Non scherziamo, commenta il direttore centrale della Polizia PostaleAntonio Apruzzese parlando all’agenzia AGI. “Figuriamoci se la polizia si mette a spiare i navigatori di Facebook”.

È la reazione al servizio pubblicato dal settimanele “L’Espresso”. Nell’articolo di spiega come negli Stati Uniti sia allo studio un disegno di legge, per permettere alle agenzie investigative federali di controllare, anche senza mandato, piattaforme comeFacebook e acquisire i dati riservati degli iscritti. E che in Italia questo comportamento sarebbe già possibile.

Ma Apruzzesa precisa. “Quando la polizia postale o altri organi nel condurre una indagine si dovesse trovare ad intercettare comunicazioni su Facebook “ci muoviamo sempre con l’autorizzazione della magistratura. Anche perché nel caso contrario tutto ciò che si fa non avrebbe alcun valore processuale. Anzi se violassimo la rete senza autorizzazione della magistratura commeteremmo un reato penale”.

Qualsiasi intervento, dunque, può essere autorizzato solo dalla magistratura e solo per determinati reati: quelli contro la persona, il patrimonio, i suicidi, gli omicidi e la criminalità organizzata.

Fonte: http://cellulare-magazine.it