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Me TV: digitale terrestre su Ubuntu

Ottimo programma per la visualizzazione dei canali digitali e per la loro registrazione, anche se una grossa pecca sono i device compatibili per linux.

L’installazione è semplicissima :

1. Editare il file /etc/apt/sources.list (da terminale con sudo gedit /etc/apt/sources.list) aggiungendo al termine queste due righe (i repository di me-tv):

deb http://ppa.launchpad.net/michael-lamothe/ubuntu gutsy main
deb-src http://ppa.launchpad.net/michael-lamothe/ubuntu gutsy main

2. Installare il programma con :

sudo apt-get update
sudo apt-get install me-tv

3. Andare su [Applicazioni –> Audio e Video –> Me Tv] ed avviare Me tv. Verrà chiesta a questo punto la propria località ed effettuata la scansione dei canali. Dopodichè Me tv sarà già bello, pronto e … funzionante !!!

3b. Nel caso nell’elenco di località non apparisse la propria, creare un file “frequenze” come descritto qui e da terminale dare il comando:

scan PERCORSO_FILE_frequenze > ~/.me-tv/channels.conf

Tutto dovrebbe essere a posto ora !!

3c. Per tutti i romani posto il mio file channels.conf, contenente i canali rai e mediaset e la7, da copiare nella cartella ~/.me-tv/channels.conf

Scarica il file

Youtube vince su Agcom

Il Ministro per i Rapporti con il ParlamentoElio Vito, ha affermato che i siti web, i motori di ricerca ed i servizi UGC (User Generated Content ovvero i contenuti generati dagli utenti) non debbano sottostare alle nuove regole imposte dall’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) valide per i siti come YouTube. Infatti la nuova regolamentazione prevedeva che Youtube e altri siti simili fossero considerati come una televisione. Ciò avrebbe imposto delle regole troppo strette per un servizio internet ( per i dettaggli leggi qui: Youtube è una tv? In italia si uccide la libertà)

L’onorevole Perina, che aveva presentato l’ interrogazione parlamentare, soddisfatta delle rassicurazioni fatte dal ministro, ha dichiarato: “Vito ha espressamente escluso l’assoggettabilità di YouTube, Vimeo e Dailymotion alla nuova regolamentazione.

YouTube è una tv? In Italia si uccide la libertà

L’ Agcom si fa portavoce di un’ altra grande idea, si davvero grande. L’ Italia, unico paese occidentale che dalla fine del 2010 cosidererà YouTube come un televisione. Voi direte: “Ok, dov’è il problema?”. Il problema c’è, e come se c’è. Tutte le regole valide per la tv, adesso valgono anche per YouTube, DailyMotion e altri siti minori, quindi ad esempio, “obbligo di rettifica entro 48 ore dalla richiesta degli interessati, che si sentano diffamati da un video” o “Divieto di pubblicare contenuti inadatti ai bambini durante le fasce orarie protette”. Fasce protette? Ma stiamo scherzando? Come si stabiliscono le fasce protette sulla rete? Internet è libero e deve restare tale. Magari non sono molto chiaro, per questo vi riporto la spiegazione di Guido Scorza di Wired.

“Sono stati finalmente pubblicati sul sito internet dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni i due regolamenti relativi all’attività di fornitura di servizi media audiovisivi in modalità lineare e on demand.

La disciplina delle web radio e web tv, dopo mesi di dubbi è incertezze è, ora, stata messa nero su bianco.

Il contenuto dei due provvedimenti conferma, in buona parte, quanto si era già appreso all’indomani dell’approvazione delle due delibere AGCOM: l’ambito di applicabilità della nuova disciplina è limitato a quei fornitori di servizi media audiovisivi che svolgano un attività non precipuamente economica ed in concorrenza con la radiodiffusione televisiva con “esclusione dei servizi i cui ricavi annui derivanti da pubblicità, televendite, sponsorizzazioni, contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati, provvidenze pubbliche e da offerte televisive a pagamento, non superino centomila euro”.

Le web tv e web radio più piccole sono, dunque, escluse dalle formalità e dagli obblighi previsti dalla nuova disciplina.

Per coloro che, invece, superano i cento mila euro di ricavi sarà necessario, per lo svolgimento dell’attività lineare (streaming), richiedere un’autorizzazione che potrà essere concessa attraverso il c.d. silenzio-assenzo: si presenta la domanda e si attendono trenta giorni, dopo di che, salvo che l’Autorità non chieda chiarimenti, si può iniziare ad operare.

Sono egualmente esclusi dall’ambito di applicazione del regolamento quei soggetti che trasmettano un palinsesto di consistenza inferiore alle 24 ore a settimana.

Con la domanda occorre produrre tutta una serie di documenti, puntualmente indicati all’art. 3 del Regolamento e, soprattutto, prova dell’avvenuto versamento del contributo per il rimborso delle spese di istruttoria, il cui importo è ora stato ridotto a 500 euro per le web tv e a 250 euro per le web radio.

Il fornitore di servizi media audiovisivi tenuto alla richiesta di autorizzazione deve, inoltre, procedere all’iscrizione presso il registro degli operatori di comunicazione.

Gli stessi limiti ed un’analoga disciplina è prevista per l’esercizio dell’attività on demand.

In questo caso, tuttavia, anziché una richiesta di autorizzazione è sufficiente una semplice denuncia di inizio attività,  a seguito della quale, pertanto, può iniziarsi ad operare senza attendere i 30 giorni per il compimento del silenzio assenso.

Anche in tal caso, peraltro, la denuncia di inizio attività va accompagnata dalla produzione di tutta una serie di documenti, tra i quali la prova del versamento di un contributo pari a 500 euro.

Mentre non sembrano sussistere dubbi circa la circostanza che coloro che svolgono contestualmente attività di diffusione di contenuti audiovisivi in modalità lineare e on demand, possono denunziare l’inizio della seconda, contestualmente, all’inoltro della domanda di autorizzazione relativa alla prima è, meno chiaro, se, in tal caso, siano tenuti o meno al pagamento di un secondo contributo relativo al rimborso delle spese di istruttoria per l’attività on demand.”

Cioè YouTube, un sito che si regge sui video uploadati dagli utenti, deve chiedere un permesso? A chi? Ma poi perchè dovrebbe? Chiedere un permesso per far vedere dei video? Le conseguenze sono molteplici: una volta che un sito web come YouTube viene considerato servizio audiovisivo, dovrà pagare una piccola tassa (500 euro), ed inoltre sempre dalla parole di Scorza si capisce come si sia fatta sentire la Mediaset in questa questione: “nei vari processi contro YouTube, per violazione di diritto d’autore, si rafforzerà il concetto che il sito ha una responsabilità editoriale. Dopo questa delibera, sarà difficile per il giudice stabilire il contrario”.

Google nel salotto

ROMA
Il costruttore giapponese Sony lancia una nuova gamma di televisori a cristalli liquidi che trasformano il salotto di casa in una postazione per navigare in Rete, con applicazioni e social network. Gli apparecchi hanno una dotazione hardware e software simile a quella dei computer: integrano il nuovo sistema Google Tv basato sulla piattaforma Android, un modulo Wi-Fi per collegarsi a Internet, il processore Atom di Intel, il browser Chrome per navigare e un motore di ricerca adatto sia ai contenuti televisivi che a quelli del Web.

Le tv possono essere gestite con l’iPhone o uno smartphone Android, ma anche con uno speciale telecomando, creato da Sony, che ricorda un joypad per videogiochi con attaccata una tastiera completa, utile per scrivere e-mail o interagire con i social network. I televisori saranno in vendita da sabato negli Stati Uniti in quattro formati, dai 24 ai 46 pollici, con prezzi da 600 a 1.400 dollari. Per il lancio fuori dagli Usa bisognerà invece attendere qualche mese, presumibilmente gli inizi del 2011. Insieme alle tv arriverà sugli scaffali, a 400 dollari, anche un lettore Blu-ray che integra tutte le caratteristiche della Google Tv, dedicato a chi non intende sostituire il vecchio televisore a schermo piatto.

Fonte: lastampa.it

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Google Tv

In attesa del debutto ufficiale di Google TV che dovrebbe avvenire proprio nel corso di questa settimana, il gigante di Mountain View ha deciso di mettere online un nuovo sito per dare modo al pubblico di capire meglio di cosa si tratta.

Presentato congiuntamente da Google, Intel, Logitech e Sony circa 5 mesi fa, Google TV è un progetto che punta ad unire Internet e televisione all’interno di un unico dispositivo al fine di migliorare qualitativamente l’esperienza d’uso degli utenti.
Alla base del progetto troviamo le tecnologie SoC Atom CE4100 di Intel e Android/Chrome di Google, che verranno rese disponibili al pubblico sottoforma di TV ad alta definizione di Sony (il debutto del primo televisore Google TV enhanced della serie Bravia è atteso per il prossimo 12 ottobre) o come Set-Top-Box di Logitech.

Il sito fornisce una rapida anteprima su quelle che saranno le funzionalità che verranno offerte da Google TV: sarà possibile navigare sul web attraverso Chrome, oppure effettuare ricerche mentre sullo sfondo si sta guardando un qualsiasi canale televisivo.
Google TV fornirà inoltre l’accesso alle applicazioni e ai servizi web più popolari, tra cui YouTube, Netflix, Twitter, CNBC, Pandora, Napster, NBA Game Time, Amazon Video On Demand & Gallery.
Google TV potrà essere gestita facilmente anche attraverso un qualsiasi telefonino Android o iPhone, che grazie ad un’apposita applicazione si trasformeranno in veri e propri telecomandi. Google ha infine pensato anche agli sviluppatori rendendo la piattaforma software aperta, in modo tale da invogliare lo sviluppo di nuove applicazioni.

Fonte : http://www.hwfiles.it/web/