Posts Tagged ‘regole’

Nokia lancia un contest ufficiale: in palio un Nokia E7 al giorno per 7 giorni

Nokia ha appena annunciato un nuovo concorso, un contest, per così dire, molto particolare il cui premio è davvero interessante: per una settimana, un E7 al giorno. Il “Nokia Search for 7” inizia oggi 21 Febbraio e per partecipare bisogna trovare, tramite l’aiuto di alcuni indizi, gli E7 sparsi per il mondo. Il contest è aperto a tutti i maggiorenni senza limiti geografici. Per maggiori informazioni e per partecipare vi rimandiamo alla pagina ufficiale nokia.com.

Google sfida Apple: pagamenti più “buoni” per gli editori

Quasi come se fosse una provocazione, Google ha trovato un punto debole della casa Apple e ha colpito: ha lanciato un sistema di pagamenti per gli editori di giornali e riviste virtuali. Il sistema stabilisce per gli editori una percentuale di ricavi decisamente più alta rispetto a quella offerta da Apple appena 24 ore fa con il suo nuovo servizio di abbonamento per le applicazioni dell’App Store. Con ‘One Pass‘, Google tratterrà solo il 10% delle entrate, rispetto al 30% chiesto da Apple per gli abbonamenti venduti attraverso il suo negozio online.

Cambio di regole nell’ Apple Store: Rhapsody reagisce!

Jon Irwin, Presidente del gruppo Rhapsody, risponde immediatamente al cambio di regole sull’App Store: la reazione arriverà presto, la situazione è intollerabile.

Rhapsody è un servizio di distribuzione musicale in abbonamento, che si unisce alla schiera di tutti gli sviluppatori che non accetta le regole imposte da Apple per il proprio marketplace di applicazioni e promette di reagire.

Il punto su cui si basano le dichiarazioni possono essere racchiuse in queste parole della dichiarazione fatta da Irwin: «La nostra filosofia è semplice – la modifica imposta da Apple che ci richiede di pagare il 30% delle nostre entrate a Apple, in aggiunta a quanto già dobbiamo alle etichette musicali, agli editori ed agli artisti, è economicamente insostenibile. Semplicemente non siamo in grado di offrire il nostro servizio attraverso iTunes store se siamo soggetti al 30% di trattenuta contro la tipica tariffazione del 2.5% delle carte di credito». Le dichiarazioni sono chiare e l’ unica conseguenza plausibile è l’abbandono del marketplace Apple entro il termine del 30 giugno, data limite per adeguarsi alla nuove regole per i pagamenti “in-app”.

Secondo gli ultimi dati iSuppli, Apple controlla oggi circa l’80% del mercato delle applicazioni, configurandosi come leader incontrastato grazie alla pervasività di prodotti quali iPhone o iPad. Tale quota diventa però ingombrante nel momento in cui diviene argomento con cui imporre regole proprie al mercato, vincolando a sé la vendita dei servizi e pretendendo forti ritenute agli sviluppatori che intendono costruire su iOS il proprio mercato.

Fonte: http://www.webnews.it

Youtube vince su Agcom

Il Ministro per i Rapporti con il ParlamentoElio Vito, ha affermato che i siti web, i motori di ricerca ed i servizi UGC (User Generated Content ovvero i contenuti generati dagli utenti) non debbano sottostare alle nuove regole imposte dall’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) valide per i siti come YouTube. Infatti la nuova regolamentazione prevedeva che Youtube e altri siti simili fossero considerati come una televisione. Ciò avrebbe imposto delle regole troppo strette per un servizio internet ( per i dettaggli leggi qui: Youtube è una tv? In italia si uccide la libertà)

L’onorevole Perina, che aveva presentato l’ interrogazione parlamentare, soddisfatta delle rassicurazioni fatte dal ministro, ha dichiarato: “Vito ha espressamente escluso l’assoggettabilità di YouTube, Vimeo e Dailymotion alla nuova regolamentazione.

Amazon come un libreria: via al prestito

Il primo esperimento di prestito di ebook è stato avviato dal 30 dicembre da Amazon: gli utenti che hanno comprato un ebook dal Kindle Store potranno prestarlo a un amico in possesso di account Kindle. Il prestito vale per una sola persona e una sola volta, e dura 2 settimane; l’ebook prestato non sarà in condivisione: il proprietario che l’ ha prestato, non potrà usufruirne per tutta la durata del prestito, proprio come accade con un libro cartaceo. Questo aspetto è stato già soggetto di numerose critiche. Chi riceve il libro in prestito non deve necessariamente avere il Kindle, ma può utilizzare liberamente l’app Kindle per PC, Mac, iPad, iPhone, BlackBerry e Android. Inoltre, non tutti i libri possono essere prestati,  ma dipende dall’editore o da chi ne detiene i diritti.

YouTube è una tv? In Italia si uccide la libertà

L’ Agcom si fa portavoce di un’ altra grande idea, si davvero grande. L’ Italia, unico paese occidentale che dalla fine del 2010 cosidererà YouTube come un televisione. Voi direte: “Ok, dov’è il problema?”. Il problema c’è, e come se c’è. Tutte le regole valide per la tv, adesso valgono anche per YouTube, DailyMotion e altri siti minori, quindi ad esempio, “obbligo di rettifica entro 48 ore dalla richiesta degli interessati, che si sentano diffamati da un video” o “Divieto di pubblicare contenuti inadatti ai bambini durante le fasce orarie protette”. Fasce protette? Ma stiamo scherzando? Come si stabiliscono le fasce protette sulla rete? Internet è libero e deve restare tale. Magari non sono molto chiaro, per questo vi riporto la spiegazione di Guido Scorza di Wired.

“Sono stati finalmente pubblicati sul sito internet dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni i due regolamenti relativi all’attività di fornitura di servizi media audiovisivi in modalità lineare e on demand.

La disciplina delle web radio e web tv, dopo mesi di dubbi è incertezze è, ora, stata messa nero su bianco.

Il contenuto dei due provvedimenti conferma, in buona parte, quanto si era già appreso all’indomani dell’approvazione delle due delibere AGCOM: l’ambito di applicabilità della nuova disciplina è limitato a quei fornitori di servizi media audiovisivi che svolgano un attività non precipuamente economica ed in concorrenza con la radiodiffusione televisiva con “esclusione dei servizi i cui ricavi annui derivanti da pubblicità, televendite, sponsorizzazioni, contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati, provvidenze pubbliche e da offerte televisive a pagamento, non superino centomila euro”.

Le web tv e web radio più piccole sono, dunque, escluse dalle formalità e dagli obblighi previsti dalla nuova disciplina.

Per coloro che, invece, superano i cento mila euro di ricavi sarà necessario, per lo svolgimento dell’attività lineare (streaming), richiedere un’autorizzazione che potrà essere concessa attraverso il c.d. silenzio-assenzo: si presenta la domanda e si attendono trenta giorni, dopo di che, salvo che l’Autorità non chieda chiarimenti, si può iniziare ad operare.

Sono egualmente esclusi dall’ambito di applicazione del regolamento quei soggetti che trasmettano un palinsesto di consistenza inferiore alle 24 ore a settimana.

Con la domanda occorre produrre tutta una serie di documenti, puntualmente indicati all’art. 3 del Regolamento e, soprattutto, prova dell’avvenuto versamento del contributo per il rimborso delle spese di istruttoria, il cui importo è ora stato ridotto a 500 euro per le web tv e a 250 euro per le web radio.

Il fornitore di servizi media audiovisivi tenuto alla richiesta di autorizzazione deve, inoltre, procedere all’iscrizione presso il registro degli operatori di comunicazione.

Gli stessi limiti ed un’analoga disciplina è prevista per l’esercizio dell’attività on demand.

In questo caso, tuttavia, anziché una richiesta di autorizzazione è sufficiente una semplice denuncia di inizio attività,  a seguito della quale, pertanto, può iniziarsi ad operare senza attendere i 30 giorni per il compimento del silenzio assenso.

Anche in tal caso, peraltro, la denuncia di inizio attività va accompagnata dalla produzione di tutta una serie di documenti, tra i quali la prova del versamento di un contributo pari a 500 euro.

Mentre non sembrano sussistere dubbi circa la circostanza che coloro che svolgono contestualmente attività di diffusione di contenuti audiovisivi in modalità lineare e on demand, possono denunziare l’inizio della seconda, contestualmente, all’inoltro della domanda di autorizzazione relativa alla prima è, meno chiaro, se, in tal caso, siano tenuti o meno al pagamento di un secondo contributo relativo al rimborso delle spese di istruttoria per l’attività on demand.”

Cioè YouTube, un sito che si regge sui video uploadati dagli utenti, deve chiedere un permesso? A chi? Ma poi perchè dovrebbe? Chiedere un permesso per far vedere dei video? Le conseguenze sono molteplici: una volta che un sito web come YouTube viene considerato servizio audiovisivo, dovrà pagare una piccola tassa (500 euro), ed inoltre sempre dalla parole di Scorza si capisce come si sia fatta sentire la Mediaset in questa questione: “nei vari processi contro YouTube, per violazione di diritto d’autore, si rafforzerà il concetto che il sito ha una responsabilità editoriale. Dopo questa delibera, sarà difficile per il giudice stabilire il contrario”.