Per pensare di sfidare Google sul suo stesso terreno occorre una buona dose di coraggio e un’idea che funzioni: a parte alcune realtà locali anche di rilievo (come Baidu in Cina) e il successo della versione americana di Bing, il motore di Mountain View sembra saldo in cima alla classifica.
Blekko è un motore il cui sviluppo prosegue da circa un paio d’anni: costato 24 milioni di dollari, ha finalmente raggiunto la versione beta e si presenta al pubblico svelando le proprie carte.
L’intento è quello di usare la collaborazione degli utenti online per eliminare i siti inutili nei risultati di ricerca, quelli che utilizzano meccanismi link e parole chiavi ma che rappresentano soltanto SPAM e offrono poche informazioni alle persone. Un web libero dallo SPAM e dai siti indesiderati grazie all’introduzione degli slashtags, parole chiavi separati da uno slash / che rappresentano una ricerca personalizzata migliore e più affinata. Gli utenti infatti possono iscriversi e vengono invitati ad indicare archivi, siti, blog, forum che ritengono tra i più interessanti in modo da avere un elenco pulito di siti top sui quali fare affidamento.
Gli slashtag, da aggiungere subito dopo la chiave nella casella di ricerca, permettono di raffinare i risultati in base a categorie predefinite o a quelle personalizzate, create dagli utenti stessi; consistono nella parola che identifica la categoria, preceduta da una barra (uno slash, appunto).
L’utilizzo pratico è molto semplice. Se vogliamo tutti i risultati sul riscaldamento globale, inseriamo la chiave global warming come siamo abituati a fare con ogni motore di ricerca.
Se però vogliamo ordinare i risultati per data, allora scriveremo global warming /date; se invece desideriamo vedere i siti tecnologici che se ne occupano, la chiave diventerà global warming /tech. Naturalmente è anche possibili aggiungere più slashtag per rendere ancora più precise le ricerche
Rich Skrenta, CEO di Blekko, sostiene che questo sistema permette di ottenere risultati migliori di quelli di Google, pur ammettendo di non avere ancora i numeri per competere con il primo in classifica. Al momento Blekko indicizza “solo” tre miliardi di pagine.
Ma in passato già altri hanno provato a rincorrere Google sul suo terreno. E hanno perso. Cuil puntava sulla velocità, ma è stato sommerso dallo spam. Anche il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, ha provato a lanciare un suo motore di ricerca, Wikiasearch: ha chiesto il contributo degli sviluppatori software per raffinare le formule matematiche che permettono di scegliere dati rilevanti nell’oceano di internet. Ma il progetto è fallito. La startup Blekko ha un team di venti persone e un finanziamento da 24 milioni di dollari.
Fonte: Mista