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Medal of Honor e i talebani

Medal of Honor, il videogioco di Electronic Arts sviluppato da DICEDanger Close, è disponibile da oggi in tutta Italia per la vendita.
Mentre gli appassionati dell’ultimo capitolo di questa simulazione bellica fanno la fila per assicurarsi una copia, da tutto il paese si levano voci di protesta per la commercializzazione del prodotto.
Il problema, secondo i detrattori di Medal of Honor, è che si possono impersonare, oltre ai soldati americani, i guerriglieri talebani coinvolti nel conflitto.

La posizione di chi non vuole Medal of Honor nei negozi è riassunta dalla dichiarazione rilasciata ieri dall’On. Augusto Di Stanislao, capogruppo di Italia dei Valori e membro della Commissione per la Difesa: “Èsconcertante e avvilente” ha detto il politico, “che arrivi in Italia il videogioco Medal of Honor. […]permetterà a tutti, bambini compresi, di scegliere di stare dalla parte delle forze occidentali o talebane e addentrarsi virtualmente nello scenario di guerra. […]Chiederò in tutte le sedi competenti, il sequestro in tutta Italia del videogioco”.
Parole durissime, quelle di Di Stanislao, che fanno coppia con le proteste sorte tempo addietro in Inghilterra e negli Stati Uniti. In quei paesi il videogioco veniva accusato di essere irrispettoso verso i soldati in guerra e diseducativo per i ragazzi: si continuava a insistere sopratutto sull’immoralità di impersonare un talebano.
I giudizi avversi al videogioco di EA tengono quindi conto di fattori di carattere politico e ideologico, mentre i molti sostenitori del titolo bellico si basano su tutt’altri elementi.

Medal of Honor viene vista come una simulazione altamente sofisticata di uno scenario di guerra odierno, con personaggi, veicoli e armi riprodotti alla perfezione. Si tratta quindi di un’esperienza di gioco realistica, con elevate dosi di sangue e violenza, proprio come lo sono tutte le guerre.
Gran parte del fastidio suscitato dal gioco è causato dalla modalità multiplayer dove è possibile impersonare i talebani che, piaccia o meno, fanno parte del conflitto. Nell’ottica della simulazione, quindi, il soldato talebano diventa un personaggio come gli altri.
A sostegno della legittimità di Medal of Honor, infine, viene sfoderato il sigillo del PEGI, l’organismo che si occupa di informare circa i contenuti dei giochi. Il marchio PEGI segnala il videogioco come non adatto ai minori di 18 anni per l’eccessiva violenza. Non ci sarebbe quindi bisogno di nessun boicottaggio, ma solamente di un maggior controllo dei genitori sui giochi dei loro figli.
Polemiche simili affliggono spesso molti giochi di guerra troppo realistici, come era già accaduto per Call of Duty: Modern Warfare 2, dove veniva fatto rivivere un attacco terroristico armato in un aeroporto.
La storia si ripete, anche nei videogiochi.