Posts Tagged ‘illegale’

The Pirate Bay verrà oscurato in Gran Bretagna: l’ ha deciso la Corte!

In seguito ad un processo legale con Sony, Emi e Warner come avversari, The Pirate Bay esce sconfitta e il giudice ha decretato che ben presto il sito sarà completamente oscurato a breve. Infatti, l’ attacco delle società detentrici di copyright si fa forte degli ultimi verdetti ottenuti e ha dimostrato in tribunale che il noto sito e i suoi utenti ledono i loro diritti “su larga scala”.

Il blocco verrà effettuato obbligando le società ISP a bloccare qualsiasi (continua…)

Skype illegale in Cina

La Cina, oltre ai problemini passati con Google, si fa nuovamente sentire rendendo illegale Skype, noto servizio VoIP, e tutti i suoi simili. Le motivazioni sono da considerarsi alquanto inique: tramite Skype, i delinquenti si scambiano informazioni senza essere intercettati. Infatti personalmente immagino la faccia un ladro che mette a punto gli ultimi particolari di un colpo con i suoi complici tramite una videochiamata o peggio, la faccia di un Osama Bin Laden che saluta i suoi amici terroristi prima di partire per un lungo viaggio. Piuttosto che bandire servizi come Skype, dovrebbero essere aumentati i controlli della polizia!

Warner Bros impara dai pirati informatici

Proprio ieri in Italia, è stata definita quella che sarà la nuova legge contro la pirateria ma leggete questo interessante articolo che ho trovato…Warner Bros darà il via ad un grande cambiamento?

“Warner Bros è forse l’unico a capire che la pirateria non può essere fermata e l’unico modo per tenerla sotto controllo è quello di imparare da essa. E se possibile, trasformare i pirati in consumatori, dando loro ciò che stanno cercando.

Perseguire gli utenti che scaricano materiale violando il Copyright è una “soluzione”al problema Pirateria. L’altra soluzione è quella adottata da Warner Bros , casa di produzione cinematografica e televisiva statunitense, che sta monitorando gli “usi e costumi” degli utenti P2P.
Il Content Protection Summit di Los Angeles è stato produttivo. Hanno discusso i risultati di uno studio che ha analizzato i download illegali negli ultimi 18 mesi.

Ecco i punti salienti

  • Il Pirata medio ruba e fa acquisti legittimi. Anche i pirati più accaniti spendono dei soldi.
  • La maggior parte dei pirati è un maschio di 18-24 anni di età, utilizza il P2P e piattaforme di streaming. Ma quando si tratta di guardare programmi TV attraverso lo streaming illegale, le donne dominano le classifiche. Spettacoli come “Gossip Girl” e “Vampire Diaries” dominano la Top 10.
  • La maggior parte dei Pirati ha dei siti di riferimento e evita l’uso dei motori di ricerca.
  • Il 65,31% di tutti i download P2P sono film.
  • I Pirati tendono a tradurre i contenuti video per i mercati internazionali. Il 23% dei download di un film è una versione in lingua originale con i sottotitoli . I film/show sono disponibili il terzo giorno dopo la messa in onda. Se WB rilascia i Film/Show doppiati o sottotitolati nei primi due giorni dopo la messa in onda, possono prevenire la maggior parte del download illegale.
  • Telefilm come “Vampire Diaries” vengono rilasciati negli Stati Uniti prima del Regno Unito.Se WB li rende disponibili su iTunes subito dopo il rilascio degli Stati Uniti, i download illegali in Gran Bretagna tendono a diminuire.”

Fonte integrale: http://www.italiasw.com

Facebook e le accuse

Il Wall Street Journal porta online un attacco frontale contro Facebook denunciando la carente garanzia della privacy degli utenti sulla base di un ingenuo meccanismo in grado di creare un link esterno verso l’identità dell’utente. Facebook, nella fattispecie, non avrebbe verificato in modo adeguato il comportamento delle applicazioni del social network e così facendo espone gli utenti a pericoli specifici dettagliati nell’apposito approfondimento co-firmato da Emily Steel e Geoffrey A. Fowler.

Secondo il WSJ il problema è insito nel modo in cui Facebook passa informazioni alle applicazioni terze utilizzando un apposito ID per identificare l’utente e concedere così all’applicazione l’accesso alle informazioni per cui v’è trasparente e specifica autorizzazione. Tale ID si configura però come un simulacro dell’identità, un token che nasconde il nome ma non l’identificabilità dell’utente. Il problema diventa concreto nel momento in cui l’ID medesimo viene passato ad un terzo stadio, quale ad esempio un network pubblicitario: a tale livello la trasmissione dell’ID consente ancora una volta di risalire all’identità dell’utente e quel che dovrebbe essere teoricamente un dato anonimo, si configura invece come una sorta di codice che identifica univocamente la persona.

Facebook risponde alle accuse del WSJ negando ogni qualsivoglia pericolo per la privacy (i dati privati rimarrebbero tali), ma conferma in parte gli addebiti: «Uno User ID potrebbe essere inavvertitamente condiviso da un browser o da una applicazione». A tal proposito, l’analisi del WSJ va però oltre: non si parla di “qualche applicazione”, ma di tutte le 10 applicazioni più popolari sul network.

Un nome su tutti: Farmville. L’app coinvolge 59 milioni di utenti in tutto il mondo e, unitamente a FrontierVille ed a Texas HoldEm Poker, rappresenta un problema moltiplicato per decine di milioni di utenti la cui identità è potenzialmente nelle mani degli inserzionisti che collaborano con Zynga o case di produzione omologhe. Secondo i dati Facebook il 70% degli utenti utilizza le applicazioni: almeno 350 milioni di utenti, insomma, potrebbero veder inconsapevolmente legato il proprio nome ai propri click, il che annulla ogni anonimato e consente agli inserzionisti di risalire con metodi estremamente semplice all’identità Facebook della persona.

Facebook sminuisce, Zynga nega ogni dolo, gli inserzionisti predicano l’errore benigno. Tutte le parti promettono collaborazione e sollecito intervento al fine di chiudere la falla e garantire il pieno anonimato della community. L’approfondimento del WSJ va così a segno sottolineando l’importante necessità di vigilare sulla privacy e sui meccanismi invisibili che si celano dietro ogni link e click.

Fonte: webnews.it