Attraverso la rete è stata diffusa la notizia inerente la definitiva chiusura di Facebook, prevista per il prossimo 15 marzo. La notizia è stata prontamente smentita dall’intervento di Mark Zuckerberg. I colpevoli sono quelli del sito satirico Weekly World News, dove al patron del social network sono state attribuite frasi del tipo Facebook è ormai fuori controllo e sul quale è stata anche previsto un’ invasione aliena del 2011. Ma, al di là di tutto, basta pensarci un po’ per capire che Facebook non può chiudere. Scusatemi eh, prima si parla di quotazione in borsa, di un studio che fissa il valore di Facebook intorno ai 50 miliardi di dollari, di oltre 600 milioni di utenti nel modo, e poi si decide di chiudere una vera miniera d’ oro? Zuckerberg potrebbe anche essere stressatissimo, ma con tutti i soldi che ha guadagnato potrebbe prendersi anche una vacanza a vita creo. Per questo, credo sia davvero impossibile la chiusura di Facebook che ormai è entrata con prepotenza non solo tra la popolazione, ma anche nel mercato dei soldi.
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La censura in Tunisia
L’Agence tunisienne d’Internet (ATI, Agenzia tunisina di Internet), il principale Internet provider del Paese è accusato di registrare, senza il consenso degli utenti, gli username e le password per i servizi Yahoo!, Google e Facebook. Lo dice un articolo del magazine Tech Herald che, dopo aver intervistato degli esperti, giunge alla conclusione che l’ATI utilizzerebbe un linguaggio javascript per piratare queste informazioni.
Dopo il suicidio di Mohamed Bouazizi a Sidi Bouzid lo scorso 17 dicembre moti spontanei sono scoppiati nel Paese: i manifestanti hanno usato i social network (soprattutto Facebook) per comunicare e, in risposta, la polizia ha iniziato un vero attacco informatico. Blogger arrestati, conti bloccati, siti oscurati: è la guerra contro quello che i manifestanti chiamano ”Ammar”, l’apparato di censura dello Stato.
Facebook in Tunisia conta 2milioni di utilizzatori, su una popolazione di 10 milioni. Siti come You Tube e Daylimotion non sono accessibili e su Facebook la popolazione ha potuto far girare dei video e delle gallerie foto delle manifestazioni. Alcuni esempi qui, qui e ancora qui.
La Tunisia è classificata tra i “nemici di Internet” da Reporter sans Frontierer per il filtraggio del web che viene applicato quotidianamente nel Paese.
Fonte: http://www.agoravox.it
Le casse di Facebook si riempono
Facebook inizia l’ anno nuovo incassando investimenti importanti. Vista l’ ultima valorizzazione del famoso social network, che attribuisce un valore 50 miliardi di dollari al social network, il gruppo bancario di Wall Street Goldman Sachse la russa Digital Sky Technologies (DST) hanno pensato bene di inestestire qualcosina ma giusto i risparmi diciamo. Le due società, in totale, hanno investito 500 milioni di dollari in Facebook, suddivisi in queste quote: GS 450 milioni e DST 50 milioni.
Facebook batte Google
Mark Zuckerberg mette nel cassetto un altro primato: finito il 2010, si tirano le somme e Facebook risulta essere il sito più cliccato, superando anche il colosso Google. Lo rivela uno studio di Experian Hitwise relativo agli Stati Uniti. Mountain View supera però Facebook se vengono inclusi nel conteggio i molti siti di proprietà Google, fra i quali quali Youtube e Gmail. Il terzo posto va in ogni caso a Yahoo!.
Time sceglie Mark Zuckerberg
I lettori reclamavano Julian Assange, ma spetta al direttore di Time l’ ultima parola: ha incoronato “uomo dell’anno” Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook. E così, “per aver connesso più di mezzo miliardo di persone e aver realizzato una mappa delle loro relazioni sociali; per aver creato un nuovo sistema per lo scambio di informazioni; e per aver cambiato il modo in cui tutti noi viviamo le nostre vite”, il 26enne fondatore di Facebook si ritrova sulla copertina di questo numero a lui pienamente dedicata con il titolo di “The connector”, il collegatore.
Spiegando il perché della scelta finale su Zuckerberg e non su Assange, il direttore di Time, Richard Stengel, scrive che “sono due facce della stessa medaglia ed entrambi esprimono un desiderio di trasparenza. Ma Wikileaks attacca le grandi istituzioni attraverso una trasparenza involontaria con l’obiettivo di ridimensionare il loro potere; Facebook invece permette ai cittadini di condividere volontariamente le informazioni con l’intento di farli sentire più potenti”.