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Questione PlayStation Network: donna chiede 1 miliardo di dollari come risarcimento

Sony si ritrova anche a dover affrontare non solo i problemi con il PlayStation Network, ma anche le reazione degli utenti: in particolare, stanno nascendo le prime questioni giudiziarie.

Dopo un primo risarcimento di danni chiesto nei giorni scorsi per l’intrusione di malintenzionati nei server del PSN, ecco oggi arrivare la notizia di una nuova causa legale da un miliardo di dollari!

Questa è infatti la cifra che tale Natasha Maksimovic, cittadina canadese, ha richiesto a Sony Canada, Sony USAe Sony Japan.

E’ possibile riassumere le sue motivazioni in questa frase: “Se non ci possiamo fidare di un’enorme multinazionale come Sony per la protezione delle propri dati privati, di chi ci potremmo fidare? Pare che Sony sia più concentrata a proteggere i suoi giochi che i suoi utenti PlayStation!”

Secondo voi è troppo? La decisione della donna è giusta?

Sony attacca GeoHot

Non molto giorni fa, vi parlai di una vittoria da parte di questo giovane hacker, nome in codice GeoHot, che è riuscito a trovare la root key della PS3, permettendo così di montare sulla console, un qualsiasi tipo di software. Sony non è rimasta a guardare: la pubblicazione della root key della console viola il DMCA (Digital Millennium Copyright Act) e il Computer Fraud and Abuse Act dal momento che consente di aggirare le protezioni del dispositivo. Inoltre Sony accusa GeoHot di avere un ritorno economico dalla vicenda accettando le donazioni sul suo account PayPal. Prima GeoHot ha fatto un passo indietro, rimuovendo dal proprio sito le pagine Web contenenti la root key della console, ma non molto dopo la root key è riapparsa, dopo che probabilmente GeoHot si sia consultato con il propri legali. In casa Sony, si progettano nuovi metodi per evitare problemi del genere: si pensa al blocco da remoto delle console hackerate.

Hotmail e la sparizione dei messaggi

Un certo numero di utenti con account Hotmail si è fatto carico di diverse denunce esposte sul forum Microsoft, nelle quali affermano che le loro e-ìmail sono state eliminate. Utenti in tutto il mondo dicono che l’ email presenti nelle caselle di posta sono completamente scomparse dalle cartelle all’interno degli account Hotmail. Una portavoce di Microsoft ha affermato, sminuendo, che la questione della mancanza di e-mail non era un problema molto diffuso. L’azienda ha detto che sta lavorando per correggere il problema e si è scusato per clienti per gli eventuali disagi.

Limewire e il risarcimento miliardario


Come vi avevo già detto, Limewire chiuderà ufficialmente i battenti nel 2011 ma i problemi non finiscono qui. I legali della RIAA “Recording Industry Association of America” potrebbero chiedere come risarcimento la cifra astronomica di 1 miliardo di Dollari durante l’udienza che si terrà a Gennaio del 2011. L’ accusa è ovviamente quella di non aver adottato i provvedimenti necessari per bloccare il fenomeno del file-sharing e di averne inoltre tratto profitto economico.
Potrebbe esserci però una svolta: il giudice Debra Freeman ha richiesto che vengano portate in aula un campione di 80 tracce, nonchè 20 album, al fine di proporre un metodo che identifichi e calcoli i reali danni arrecati all’industria musicale.

Problemi di privacy per Apple e Pandora


Una denuncia è stata depositata a San Jose (California) contro Apple, Pandora, Dictionary.com ed altri gruppi perchè con le loro pratiche avrebbero consentito il tracciamento degli utenti su iOS (iPhone, iPad). Alla base di questa denuncia vi è il numero identificativo univoco denominato UDID (Unique Device Identifier), un codice con il quale che caratterizza ogni singolo iPhone. Le applicazioni sono in grado di accedervi e quando questo codise viene trasferito a gruppi terzi, ad esempio un advertiser, si crea una sorta di cookie perenne che permette un tracking continuo e silenzioso. La colpa dovrebbe essere quindi di chi fa le applicazioni, ma le implicazioni per la Apple sono evidenti: quest’ ultima consente la diffusione di questo tipo di app, gli sviluppatori le creano e gli advertiser pagano tutti. Una fonte di guadagno niente male per l’ Apple considerando tutti i dispositivi in circolazione.

I ladri di Pet Society

La realtà virtuale torna a mescolarsi con il mondo reale con un caso destinato a far discutere: la Procura di Palermo ha aperto un’indagine a seguito della denuncia di una donna che si è vista svaligiare la casa virtuale costruita su Facebook .

Già in passato si erano registrati casi simili su Habbo e Second Life ma stavolta la vicenda interessa un utente italiano e Facebook, il social network più utilizzato al mondo.

Nel dettaglio, la 44enne siciliana Paola Letizia ha deciso di sporgere denuncia dopo che alcuni malintenzionati si sono inseriti nel suo account del gioco ”Pet society” ripulendo la casetta che la donna aveva arredato meticolosamente nel corso degli ultimi mesi. In attesa di conoscere l’esito delle indagini, segnaliamo una curiosità: i ladri che hanno svaligiato la casetta virtuale della donna si sono presi tutto… tranne il gatto, anch’esso virtuale, di nome Blue Cat.