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La resistenza di Wikileaks

Assange afferma: “Il mondo sarà un posto migliore”. Proprio per difendere questa volontà nonostante gli attacchi sia al fondatore di wikileaks, sia di tipo informatico, sembrerebbe che la verità non voglia cedere il passo all’ oscurantismo posto in tutti sensi dalle autorità.

Dopo aver cancellato il dominio americano, è rimasto oscurato per sei ore prima di ricomparire con un nuovo dominio svizzero, wikileaks.ch, e, nelle ore successive, anche con domini .de, .fi, .nl.

Un comunicato sul sito di everydns.net, uno dei più grandi siti che forniscono gratuitamente domini Internet, ha spiegato di aver interrotto la fornitura del dominio a Wikileaks.org per la violazione della clausola che afferma che «il membro non deve interferire con l’utilizzo o la fruizione del servizio da parte di un altro membro o con l’utilizzo e la fruizione di servizi simili da parte di un altro soggetto». Gli attacchi informatici multipli Ddos contro Wikileaks  mettevano a rischio l’accesso agli altri 500mila siti gestiti da everydns.net. L’avvocato di Assange, Mark Stephens, ha affermato che c’è uno Stato dietro gli attacchi informatici. Adesso si pensa che il sito di Julian Assange avrebbe trovato ospitalità in un server che opera da un bunker sotto una montagna della Svezia.

Molti pensano che, nonostante le varie fughe del sito, prima o poi Assage e i suoi informatori verranno messi a tacere con una chiusure definitiva, ma proprio invece il fondatore assicura che si sbagliano: anche se il sito dovesse essere in qualche modo bloccato, non c’è modo di fermare il «CableGate»: “L’archivio del Cablegate è stato disseminato in forma criptata ad oltre 100mila persone: se dovesse succederci qualcosa, le parti fondamentali verranno diffuse in maniera automatica. Inoltre, gli archivi sono anche nelle mani di numerose testate giornalistiche.”

Sembra che quindi questa storia non sia destinata a terminare nei prossimi giorni…ci aspettiamo altri scontri e molte novità.