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Ma Google Plus? Il social network secondo Google perde traffico e qualche utente!

Bella domanda: “Ma che fine ha fatto Google Plus?”. Ovviamente, il social network è sempre lì, bello funzionante…ma forse non sono l’ unico ad aver notato un certo calo di interesse nei confronti del nuovo social network, non trovate?

Dopo un grande boom iniziale (che gli ha portato oltre 40 milioni di iscritti), Google Plus non ha fatto più notizia. Mi sono messo a fare delle ricerche in rete e ho scoperto che, effettivamente, non sono l’ unico a pensarla così!

Sembra infatti che il social network made in Google sia un po’ in calo: la media di utente connessi è bruscamente calata a 1/1,1 milioni…

Volendo fare una piccola analisi, voi mi direte “Ovvio, le vacanze sono finite da poco!” e questo è vero…durante il mese d’ agosto stiamo tutti al mare! Ma io credo che siano implicati anche altri fattori in questo calo, anche perchè continua tutt’ ora, quindi le vacanze e l’ estate non possono essere le uniche motivazioni!

Secondo il mio parere, due sono i fattori che stanno maggiormente incidendo e che Google dovrebbe subito sistemare:

  • Google Plus è ANCORA in beta (si, ancora funziona solo per invito)
  • Si parla tanto di nuovi arrivi, cambiamenti e novità…ma di fatto, personalmente non vedo cambiamenti!

A questi due, possiamo aggiungere anche il fattore “Scopiazzamento by Facebook” che con le ultime modifiche sta “prendendo parecchio spunto” da quello che sono stati alcuni punti di forza di Google Plus al momento della partenza! Quindi sempre più utenti (anche quelli indecisi su quale social network postare la loro vita) sta tornando dal caro vecchio Facebook…

Google Plus si affiancherà ben presto a Google Buzz o Google Wave? Chissà chissà…

Google Hotpot in Italia: come funziona?

Google Hotpot è ora disponibile in 38 paesi, tra cui anche l’Italia. Sbarca finalmente anche qui e, come ogni novità, dobbiamo un po’ capire in cosa consiste questo servizio. Si tratta di raccomandazioni localizzate di cui ci parla Lior Rion, product manager che ha seguito il progetto, sul blog ufficiale di Google. Ma cosa si intende per raccomandazioni?  E soprattutto per cosa? In pratica, quando andremo ad effettuare una qualsiasi ricerca su Google, potremo decidere di visualizzare risultati con commenti, voti e raccomandazioni da parte di altri utenti che hanno visitato quel luogo o attività commerciale. Tutto questo si basa però su un concetto che potremo definire in stile social: vi è la possibilità di poter vedere voti e commenti di propri amici e contatti cliccando nel box di ricerca sul link “Luoghi”. Sarà quindi possibile condividere direttamente con i propri amici e non, quelle che sono le proprie opinioni su un luogo, un particolare posto o  servizio.

Ecco un video che illustra meglio il funzionamento:

iOS 4 o Android 2.2?

Voi cosa scegliereste tra questi due? Preferite la certezza di casa Apple che vanta non solo molto esperienza, ma soprattutto continuità, visti i numerosi aggiornamenti a cui ci hanno abituati, o le nuove idee, il nuovo modo di vedere i sistemi operativi proposti da Android 2.2?

Alcune analisi attestano iOS come sistema operativo preferito e soprattutto, ha messo in risalto come numerosi androniani siano fermi ancora a versione Android precedenti rispetto all’ ultima uscita. Vi propondo una piccola tabella che mette a confronto iOS 4, che fornisce la base del nuovo iOS 4.2 o meglio del nuovissimo iOS 4.3, e Android 2.2 meglio noto come Froyo.

IObit, l’ antivirus online


IObit è un antivirus che si utilizza direttamente online, senza dover installare alcun software o programma. Si tratta ovviamente di servizio gratuito, che ci permette di effettuare delle scansioni di file direttamente in internet, uppandoli in rete e ricevendo subito il responso della scansione. Per utilizzare questo ottimo servizio: IObit.
L’ interfaccia è molto intuitiva, con l’ apposito tasto “Browse File”, cerchiamo in file da far analizzare e lo uppiamo. Dopo 5 step uscirà la schermata con il risultato, un’ immagine come questa qui sotto.

Google Earth Engine

Dopo Google Earth, i Google Labs, in occasione della Conferenza Internazionale sui Cambiamenti Climatici che si sta tenendo a Cancun in Messico, annunciano il lancio di un nuovo progetto chiamato Google Earth Engine. Milioni di misurazioni di interesse scientifico che coprono gli ultimi 25 anni della storia della Terra messe a disposizione della scienza insieme a strumenti che ne permettono l’analisi. Dati sui più disparati argomenti, dalle risorse idriche della terra fino allo stato delle foreste e sull’avanzamento delle deforestazioni.

Un progetto di grande portata, Google offre: 10 milioni di ore all’anno di uso delle CPU della piattaforma per i prossimi due anni agli scienziati che ne richiederanno l’ uso…Google Earth Engine si pone come obiettivo quello di creare una rete di collaborazione per l’analisi dei dati.

La verità su Galaxy Tab

iSuppli svela i costi di produzione del tablet di Samsung: 146 Euro, contro i 699 Euro di listino. Secondo i tecnici di iSuppli, Galaxy tab non è altro che un Samsung Galaxy S di dimensioni maggiori per quanto riguarda il display e la tecnologia integrata.
In sostanza la vendita del tablet costituisce per l’azienda coreana una significativa fonte di guadagno, più del 300% su ogni singolo terminale venduto ma di fatto non si vende nulla di nuovo. Indubbiamente le differenze ci sono, ma non sono tali da giustificare una tale sproporzione nel prezzo.

Microsoft Kinect: i suoi segreti

Come quasi sempre accade non appena arriva sul mercato un prodotto “interessante”, iFixit lo prende, lo smonta pezzo per pezzo e alla fine espone un parere sulla componentistica.

L’ultimo arrivato nei loro laboratori è stato Microsoft Kinect; l’ormai famoso accessorio per Xbox 360 è da qualche giorno in vendita sul mercato americano e il 10 novembre lo sarà anche sui mercati europei. Interessante quello che i ragazzi di iFixit sono riusciti a scoprire; fino ad oggi c’era il massimo riserbo sulle specifiche tecniche di tale – rivoluzionario – dispositivo e siam sicuri che anche la concorrenza avrà gradito molto l’analisi in questione.

Dopo aver accuratamente “sezionato” l’accessorio ecco cosa ne è venuto fuori:

  • 4 microfoni
  • Tre apparati ottici per il riconoscimento visuale del corpo in movimento (due videocamere 640×480 ed un sensore infrarossi 320×240)
  • Una ventola per la dissipazione del calore (considerata eccessiva da iFixit)
  • 64 MB di memoria DDR2
  • Accelerometro Kionix KXSD9 a tre assi
  • Prime Sense PS1080-A2, il chip cuore della tecnologia Kinect.

A seguito di questa analisi delle componenti, iFixit ha così provato a riassumere il complesso funzionamento di quel che siam sicuri diventerà un best-seller nel mondo delle console.

Fonte: http://www.ifixit.com

Accuse privacy per Android

Alcune applicazioni Android sono sotto accusa perché inviano i dati personali degli utenti senza chiedere un’autorizzazione specifica. I ricercatori di alcune università americane hanno messo a punto un programma, TaintDroid, che rileva l’invio non autorizzato di informazioni. Il risultato è che il 50% delle applicazioni invia a terzi i dati come il numero seriale della SIM dell’utente, il numero di telefono e la localizzazione GPS.
Una ricerca pubblicata da tre istituti di ricerca dimostra infatti che il 50 per cento delle applicazioni Android può segretamente condividere le tue informazioni con gli inserzionisti. I ricercatori della Duke University, della Penn State University e di Intel Labs hanno sviluppato un software chiamato TaintDroid, che è stato in grado di rilevare e segnalare quando le applicazioni trasmettono informazioni private a server remoti.

Tra le 385 applicazioni più scaricate dall’Android Market, i ricercatori ne hanno testate 30 con TaintDroid: 15 sono risultate positive al test perché inviavano informazioni private a server pubblicitari senza informare gli utenti. Tali informazioni in un telefono cellulare corrispondono al numero della carta SIM, alla localizzazione GPS dell’utente e al numero di telefono. E questo non succede solo con le applicazioni Android. I ricercatori hanno usato le trenta applicazioni più diffuse in 22 categorie che richiedevano il permesso per accedere a Internet, insieme al permesso di accedere al luogo, a una fotocamera o ai dati audio.

Gli utenti ripongono la loro fede negli sviluppatori di applicazioni ma il fatto è che, “il controllo grossolano di Android all’accesso fornisce una protezione insufficiente contro le applicazioni di terzi che cercano di raccogliere i dati sensibili”, hanno scritto i ricercatori coinvolti in questo studio. Android infatti, quando si installa una nuova applicazione, informa l’utente che i suoi dati potrebbero essere usati da terzi.

Poi però non esiste un modo per sapere effettivamente quali dati vengono trasmessi e con quale frequenza. Tutto dipende dal rispetto di regole deontologiche dello sviluppatore dell’applicazione. Certo è possibile esaminare il codice dato che Android è un prodotto open-source, ma non tutti gli utenti sono in grado di farlo: il consumatore medio finale che usa lo smartphone quotidianamente non può quindi controllare come vengono inviati i suoi dati. L’implicazione non secondaria di questo aspetto è che nel caso di sistemi chiusi come iPhone e Blackberry, non c’è alcun modo per l’utente finale di eseguire questo controllo.